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Riforma pensioni: cosa prevede e cosa cambierà

data di pubblicazione:

20 novembre 2020

ultimo aggiornamento:

22 gennaio 2021

La riforma delle pensioni è un tema molto sentito e discusso, infatti interessa migliaia di lavoratori che hanno bisogno di pianificare i prossimi anni in base alle opzioni disponibili per andare in pensione. Ovviamente le preoccupazioni sono numerose, soprattutto in merito all’importo dell’assegno previdenziale, un trattamento che rischia di diventare sempre più basso nei prossimi anni.

Non a caso sono sempre di più le erogazioni di prestiti a pensionati, soprattutto per quanto riguarda la cessione del quinto della pensione, uno strumento di credito utile per far fronte a spese improvvise e pagamenti urgenti. Vediamo cosa prevede la riforma delle pensioni e cosa cambierà in futuro, da Quota 100 ai trattamenti previdenziali per gli invalidi civili.

Cosa prevede la riforma delle pensioni

Con la pandemia di Covid-19 il welfare è tornato ad assumere un ruolo centrale nel dibattito pubblico, con la necessità di proteggere i lavoratori più fragili e garantire a chi è in possesso dei requisiti la possibilità di andare in pensione senza attendere troppo. Ovviamente bisogna fare i conti con la solidità del sistema pensionistico italiano, tuttavia è inevitabile cercare di mitigare gli effetti della Riforma Fornero.

Le proposte sulle quali il Governo e le parti sociali stanno discutendo sono molteplici, tra cui Ape Sociale, Quota 100, Opzione Donna e Quota 41. Sull’Ape Sociale i sindacati chiedono l’estensione delle tutele per i lavoratori che svolgono mansioni usuranti, i dipendenti precoci che hanno iniziato molto giovani a lavorare e i disoccupati vicini all’età pensionabile, ovvero gli over 60 oggi senza un’occupazione a causa della crisi economica.

Inoltre c’è molto interesse per l’aumento delle pensioni minime, una misura che potrebbe essere prevista per il 2021 portando l’assegno previdenziale ad almeno 780 euro mensili. Allo stesso tempo si lavora per confermare anche per il prossimo anno la pensione di cittadinanza, l’estensione a tutti i pensionati della quattordicesima, le pensioni di invalidità e Opzione Donna, per consentire alle lavoratrici di andare in pensione a 58 e 59 anni con 35 anni di contributi.

Riforma delle pensioni 2022

Nel 2021 termineranno le finestre di uscita per il pensionamento anticipato, almeno secondo quanto previsto dalle normative di legge vigenti oggi. Per questo motivo, il Governo sta lavorando su una possibile riforma delle pensioni 2022, con l’obiettivo di rendere più graduale l’età pensionabile evitando un balzo di ben 5 anni che si verificherebbe senza interventi.

L’unica certezza al momento è il superamento del sistema Quota 100, il quale terminerà nel 2021 senza nessuna previsione di proroga. In particolare, una delle opzioni al vaglio è un’agevolazione per i lavoratori che svolgono mansioni gravose, ovvero occupazioni usuranti che richiedono un’uscita dal lavoro anticipata rispetto alle altre persone.

In questo caso, una delle soluzioni su cui si sta ragionando è l’introduzione di Quota 98 per questi lavoratori, offrendo loro la possibilità di andare in pensione nel 2022 con 36 anni di contributi versati e un’età anagrafica di 62 anni. Tra le categorie che potrebbero rientrare nella misura ci sono gli insegnanti della scuola d’infanzia, gli operai siderurgici, gli autisti dei mezzi pesanti e gli addetti delle aziende agricole.

Riforma pensioni e quota 100

Come confermato più volte Quota 100 terminerà nel 2021, quindi non è prevista nessuna continuazione per questo programma, sebbene il Governo stia valutando delle opzioni alternative rispetto a questa modalità di pensionamento anticipato. Al momento, il 31 dicembre 2021 sarà il termine ultimo per andare in pensione con 62 anni d’età e 38 anni di contributi versati.

Senza interventi nel 2022 si andrà in pensione con 67 anni, mentre si potrebbero inserire delle uscite agevolate con 63 o 64 anni d’età e 38 o 39 anni di contributi previdenziali. Il contenzioso principale è legato ad eventuali penalizzazioni, non gradite dalle parti sociali ma giudicate necessarie per non mettere a rischio il sistema pensionistico.

Riforma pensioni e quota 41

Uno dei progetti al vaglio è il sistema Quota 41, per offrire la possibilità di andare in pensione ad alcuni lavoratori con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età anagrafica. Ad oggi possono usufruire di questa opzione i lavoratori precoci, tuttavia viene richiesta l’estensione di questo beneficio anche ai lavoratori fragili, sebbene l’oggetto della discussione ruoti intorno all’importo della decurtazione dell’assegno pensionistico.

Riforma pensioni per invalidi civili nuovo governo

Per le pensioni di invalidità civile le novità in arrivo sono diverse, a partire dalla conferma dell’aumento dell’importo dell’assegno a 651,51 euro, riconosciuto agli invalidi civili al 100% e alle pensioni per i sordi, gli inabili e i ciechi, purché con reddito basso e più di 18 anni d’età. La maggiorazione della prestazione riguarderà tutte le 13 mensilità, inoltre includerà anche il pagamento degli arretrati.